La cura di sé è un concetto fondamentale che viene spesso frainteso. Come se occuparci di noi fosse troppo egoista, superficiale o come se in fondo non lo meritassimo davvero. Cosa vuol dire allora prendersi veramente cura di sé?
Questo post merita due premesse. La prima è che la cura di sé è un argomento più ampio e profondo di quello che potrebbe sembrare. La seconda è che viene spesso fraintesa.
Ancora oggi infatti, c’è chi pensa che occuparsi di se stessi significhi soltanto curare il proprio aspetto, fare bagni caldi con petali di rosa o prenotare vacanze alla spa. Tutte cose sacrosante, capiamoci, tuttavia occuparci di noi significa ben più di questo.
Succede poi, che nel mondo in cui viviamo l’idea di dedicare delle cure e degli atti di amore verso noi stessi venga considerato egoista. O, in fondo, qualcosa che non meritiamo.
Perché in un un mondo in cui tutto è accessibile in tempo reale, dalla spesa on-line ai libri da scaricare su Kindle, da Amazon che consegna in poche ore a Google che garantisce qualsiasi tipo di informazione in un click, succede che ci si aspetti che anche le persone siamo sempre disponibili. Possibilmente 24 ore al giorno e sempre al massimo delle performance.
Cresce quindi in noi l’aspettativa che, per essere delle brave madri, collaboratrici, direttrici, mogli, figlie, amanti e vai pure avanti tu a seconda dei ruoli che stai impersonando, sia necessario essere sempre disponibili. Quasi fossimo delle macchine (neanche che l’iphone non si rompesse anche lui, poi), che devono funzionare sempre. Anche quando stiamo male, quando il nostro umore non è alle stelle o quando il semplice ciclo della Natura ci richiede di rintanarci in letargo per riprendere forza.
Essere disponibili poi non sarebbe neanche un male “di per sé”, se non fosse che in questa lunga scalata per compiacere chi ci sta attorno, noi arriviamo sempre ultimi.
Questo, se e quando arriviamo, dal momento che quando diamo così tanto agli altri la forza, il tempo e l’ energia da dedicare a noi stessi vengono meno.
La cura di sé è invece un concetto fondamentale. É la base su cui costruire qualsiasi sogno o progetto. Ti serve per essere una buona (e dico buona e non brava) madre, compagna, amica, collaboratrice (e corrispettivi maschili, ovviamente). E diventa indispensabile se con la tua professione fornisci aiuto di qualsiasi tipo gli altri.
Dobbiamo ricordarci infatti, che la nostra concentrazione, la nostra energia e il nostro tempo (lo dicevo bene in questo post) non sono infiniti e dipende solo da te mantenere un giusto equilibrio tra dare e avere per non andare in deficit.
Negli ultimi dieci anni, in azienda prima e come coach poi, ho conosciuto tante persone che mettevano il lavoro, la cura dei figli, la famiglia e gli impegni sociali sempre davanti a loro e così facendo non si accorgevano di trascurarsi, fino a mettere in pericolo il loro benessere e la loro felicità.
Il vero significato della cura di sé.
Fatte queste premesse dobbiamo quindi chiederci: “cosa vuol dire veramente cura di sé?”
Cura di sé è sapere quello che ci serve per vivere bene. Arriva dopo che abbiamo capito chi siamo e abbiamo costruito di fondamenta solide, per esempio lavorando sulla nostra personal foundation, e ci insegna a metterci in ascolto del nostri bisogni più profondi.
Cura di sé è sapere quello che vogliamo e di cosa abbiamo bisogno. E per farlo bisogna sviluppare un’ottima capacità di ascolto.
Prepararsi all’ascolto.
Non è sempre facile ascoltarsi. Soprattutto quando ci siamo dedicati a tutto fuorché al nostro benessere e abbiamo anteposto i bisogni degli altri ai nostri troppo a lungo. Ecco cosa puoi fare per preparati all’ascolto.
- Lascia fuori dalla porta il giudizio e, in generale, il pensiero degli “altri”. Dimentica di voler piacere a tutti i costi e di compiacere chi ti sta attorno.
- Diventa genitore di te stesso. Prova a considerarti una creatura meritevole di rispetto e di cure, esattamente come faresti con qualcuno a cui vuoi bene. Nessun padre obbligherebbe mai un figlio ad andare a scuola con la febbre e nessuna madre userebbe parole di disistima come quelle che ti dici nel tuo dialogo interno. Fare e dire a noi stessi né più né meno di quello che faremmo o diremmo a una persona cara è già un modo per metterci allo stesso livello degli altri ed è un ottimo primo passo. Come rendere subito più concreta questa idea? Prendi un foglio di carta e scrivi in orizzontale, su un’unica fila, i nomi delle persone che ti sono più care e metti in questa lista anche il tuo nome. Puoi anche fare dei disegni o dei pupazzetti stilizzati. Ci sono i tuoi familiari, ma magari anche i tuoi genitori, i tuoi colleghi o i tuoi collaboratori. Cosa fai per loro ogni giorno? Come dimostri attenzione, interesse, e cura dei loro bisogni? Ora rifletti. Stai facendo la stessa cosa anche nei tuoi confronti?
- Accetta la tua unicità, evitando di fare paragoni con gli altri, e proteggi la tua sensibilità, rispettando che alcune cose ti diano fastidio (la vista del sangue, scene di violenza, notizie negative al telegiornale, persone che non condividono i nostri valori, i rumori troppo forti, il disordine eccessivo etc. etc.). Riconosci il tuo diritto di non subirle a tutti i costi.
Come ascoltarsi?
Ci si mette in ascolto dei propri bisogni a quattro livelli.
- Fisico
- Mentale
- Emotivo
- Spirituale.
Fino a quando non diventa automatico comprendere i segnali che ti arrivano, ti consiglio di farti queste domande ogni giorno:
- “di cosa ha bisogno il mio corpo in questo momento?”,
- “di cosa ha bisogno la mia mente in questo momento?”,
- “di cosa ha bisogno il mio cuore in questo momento?”
- “di cosa ha bisogno il mio spirito in questo momento?”.
Ci sono poi una serie di esercizi da fare e di azioni da mettere in pratica per cominciare a prenderci cura di noi attivamente in ognuna di queste quattro aree, e per poi estendere la cura di sé anche ai nostri spazi, come la casa, la macchina o il luogo di lavoro, e alle nostre cose, come i vestiti e gli oggetti.
Se invece quello di cui hai bisogno è un percorso personalizzato questo è quello che fa per te.